Voglio farvi cominciare la settimana dandovi uno spunto di riflessione.
Noti testi di aeronautica affermano che “
il calabrone abbia
un peso tale che in rapporto alla dimensione delle sue piccole ali,
secondo le leggi della fisica, non potrebbe volare… ma il calabrone non
lo sa e vola lo stesso!”.
Questa è una frase che cito spesso durante i miei corsi di motivazione, quando spiego le Credenze.
Cosa sono le Credenze?
Facciamo un esempio concreto: mettiamo il caso che siamo convinti di
essere timidi. O insicuri. O addirittura di essere dei buoni a nulla.
Magari lo pensiamo perché da piccoli ci hanno affibbiato questa
etichetta, e noi abbiamo continuato a portarcela dietro durante tutta la
nostra crescita, convincendocene ogni giorno di più. Di conseguenza
abbiamo agito sulla base di questa etichetta. E’ un processo definito
“imprinting”, secondo il quale noi imprimiamo nella mente un evento che
giudichiamo significativo e poi continuiamo ad agire in modo coerente ad
esso. A scoprirlo fu uno zoologo e psicologo austriaco, Konrad Lorenz,
dopo una serie di esperimenti portati avanti con gli anatroccoli. Appena
nati, i piccoli associavano alla loro mamma il primo essere vivente in
movimento che si trovavano di fronte. Vedendo per primo lo scienziato,
si convincevano che fosse lui la loro madre e lo seguivano proprio come
avrebbero fatto con la vera mamma anatroccolo, che invece ignoravano del
tutto. Proprio come è successo agli anatroccoli, se da bambini ci hanno
detto che non sapevamo disegnare, o qualche compagno dell’asilo magari
ci ha detto che il nostro disegno era sgraziato, o ancora se noi stessi
ci siamo detti che quello che avevamo disegnato era qualcosa di non
corrispondente alle nostre intenzioni, sulla base di questo imprinting
ci siamo costruiti una convinzione negativa.
Per tutti gli anni a seguire ci siamo comportati di conseguenza,
rafforzando così l’idea e gli effetti pratici della nostra identità di
persone artisticamente poco capaci. Eventi anche molto lontani nel
tempo, che oggi giudicheremmo magari anche insignificanti, ma che da
bambini ci hanno colpito molto, sono dunque la base delle nostre
convinzioni. Tuttavia, visto che esse sono nate a partire da un evento
cui abbiamo attribuito importanza e fondatezza, allo stesso modo
possiamo però cambiare, ed in maniera altrettanto facile e veloce.
Oggi possediamo nuove risorse che prima non avevamo a disposizione,
che possono consentirci di gestire meglio le emozioni, di scoprire il
funzionamento dei nostri processi mentali. In sintesi, di guadagnare la
consapevolezza del fatto che quanto gli altri dicono di noi è solo parte
della loro mappa del mondo, non è la realtà oggettiva delle cose. Del
resto, anche le nostre stesse convinzioni si originano da esperienze che
non sono la realtà, ma sono soltanto la nostra personale
interpretazione della realtà.
Nel suo libro “PsicoCibernetica”, il chirurgo estetico Maxwell Maltz
riporta alcuni episodi davvero stupefacenti di persone che, a seguito di
un intervento estetico, continuavano a non piacersi; addirittura casi
in cui le persone continuavano a vedere il proprio naso storto. Questo
perché l’intervento del chirurgo aveva modificato il loro aspetto
esteriore e non, naturalmente, l’immagine interiore che avevano di loro
stessi. Casi in cui sarebbe stato necessario piuttosto un supporto di
tipo psicologico. Insomma, quello che pensiamo di noi è quello che
trasmettiamo non solo agli altri, ma prima di tutto anche a noi stessi. E
l’autostima altro non è che una convinzione su chi siamo e su quello
che sappiamo fare.
Anche la
Stampa ne parla. Pigrizia, svogliatezza e totale
sfiducia nella propria riuscita. Spesso un periodo negativo od
estremamente stressante può generare in noi queste sensazioni,
togliendoci quell’energia e quell’entusiasmo che ci danno la carica,
spingendoci all’azione e aiutandoci nella riuscita. Capire dove sia
possibile ritrovare questa strana forza, comprendendone le origini e la
consistenza è il primo passo da compiere per
uscire dall’apatia .
Possiamo iniziare dando un nome al carburante che stiamo cercando e
del quale sentiamo la mancanza. Il nome giusto è “motivazione”, un
termine che etimologicamente va ad indicare il processo mediante il
quale vengono creati un motivo o una causa che possano
spingerci all’azione .
La motivazione è un elemento chiave della
crescita professionale ,
perché è la fonte di quell’energia che stimola ad esercitare le proprie
capacità e ad affrontare gli ostacoli, impegnandosi per raggiungere i
propri obiettivi. La motivazione è tanto più forte, quanto più profondo è
il valore che viene attribuito all’obiettivo che si vuole raggiungere.
Ogni persona è spinta da motivazioni diverse, sia nel lavoro che
nella vita privata: chi per lo stipendio, chi per la realizzazione, chi
per la carriera, chi per piacere agli altri o al proprio partner. Più
gli sforzi e i sacrifici di un percorso sono grandi, più la necessità di
una forte spinta motivazionale diventa impellente. Capire il
significato profondo e il
valore della propria missione è
uno step necessario che ci permette di costruire degli obiettivi
solidi, alimentati da una forte motivazione che ti garantisce l’impegno
per raggiungerli.
Queste parole vogliono farti riflettere e farti cominciare la settimana con una nuova consapevolezza!
Buon lunedì!
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